Sofferenza psichica e politiche di salute mentale oggi in Italia e in Europa – Reggio Emilia 4/5 dicembre 2006

06 Novembre 2006

“Sofferenza psichica e politiche di salute mentale oggi in Italia e in Europa – Problemi, esperienze e legislazioni a confronto”, questo il titolo del Convegno che si terrà presso Centro Internazionale Malaguzzi, Via Bligny, n.1/A, a Reggio Emilia, il 4 e 5 dicembre prossimi. Organizzato da Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e Centro di Documentazione di Storia della Psichiatria, vedrà anche la partecipazione del Coordinamento Associazioni Disabili e Famiglie nel pomeriggio del 5 dicembre.

Tratto dalla presentazione del Convegno.

“Uno dei paradossi del processo di unificazione europea è la rapidità e radicalità della sua  realizzazione per quanto concerne le strutture e i dispositivi delle politiche economiche, dalla moneta al mercato, ma al contempo il ritardo, e talvolta la vera e propria inerzia verso le questioni sociali e le forme della vita collettiva. Ciò ha delle ripercussioni particolarmente gravose, e spesso negative, per quanto riguarda il disagio e la sofferenza psichica. L’Europa, infatti, non è ancora riuscita ad  approntare una politica per la salute mentale comune, nè a dotarsi di strumenti di intervento unitari.
Eppure, nell’analisi della sofferenza psichica e delle linee di intervento verso la salute mentale nei paesi europei, sono emerse, nel corso degli ultimi decenni, alcune trasformazioni fondamentali. Innanzitutto per la natura e le funzioni della psichiatria.
Un tempo, la sua funzione era essenzialmente quella di affrontare la malattia mentale solo in relazione alla sua eventuale pericolosità sociale. Gli strumenti erano luoghi chiusi, i manicomi, appositamente predisposti e il personale medico consentiva di isolare, sorvegliare, ed all’occorrenza curare la malattia mentale, grazie alla guida di un sapere, quello psichiatrico, chiamato ad intervenire solo ex post. Oggi, invece, il panorama dell’assistenza psichiatrica si è profondamente modificato. Innanzitutto, perché è cambiata l’immagine della sofferenza psichica e della stessa psichiatria. Si è infatti ampliato l’arco delle forme del disagio mentale, e il numero delle entità psicopatologiche si è moltiplicato, arrivando a comprendere l’intero campo che va dalle forme psicotiche severe e invalidanti, fino alle condizioni di momentaneo malessere o di ordinaria infelicità. Da qui, dallo spostamento della linea di separazione tra il normale e il patologico, deriva il mutamento del quadro e delle modalità di funzionamento e di intervento delle istituzioni e dei dispositivi della psichiatria. Lo scopo principale che era stato loro affidato per quasi tutto il Novecento – quello di custodire e isolare le persone “pericolose a sé e agli altri” – è stato posto in discussione, e il sistema di valori in molti paesi è sostanzialmente mutato. L’obiettivo è diventato la salute mentale; la stigmatizzazione e la discriminazione verso chi ha problemi psichici si sono attenuate; alle maggiori possibilità di cura si è aggiunto l’impegno per la prevenzione ed il recupero; è cambiato il quadro istituzionale, a partire dall’esperienza italiana, con la chiusura dei manicomi e il passaggio a forme assistenziali umanizzate e diffuse nel territorio. In molti paesi persistono strutture manicomiali segreganti, metodi terapeutici invasivi, violazioni dei diritti fondamentali a carico dei pazienti, che sono offese inaccettabili alla libertà e alla dignità dei cittadini. In questa fase tuttavia, vi è una grande opportunità di sostanziali mutamenti, sorretti da tre importanti novità coincidenti. La prima sta nel crescente interesse per le trasformazioni avvenute in Italia, che vengono prese ad esempio o reinterpretate in altri paesi, e che in Italia devono essere migliorate e rese più accessibili a tutti.  Il secondo impulso proviene dalle decisioni espresse nel Piano d’azione per la salute mentale in Europa, approvato dalla Conferenza dell’OMS Europea a Helsinki il 12-15 gennaio 2005. Il titolo è Affrontare le sfide, costruire le soluzioni, e il messaggio, indirizzato verso la promozione della salute mentale, spinge ad affrontare lo stigma e le discriminazioni, incentiva azioni particolari verso le fasi vulnerabili della vita, tende alla prevenzione delle malattie mentali e del suicidio, sottolinea l’esigenza di cure effettive su base comunitaria.
Su questa scia si è mossa la Commissione che governa la Comunità europea con un Libro Verde pubblicato il 14 ottobre 2005 col titolo Migliorare la salute mentale della popolazione. Verso una strategia dell’Unione Europea. L’affermazione più incisiva è rivolta ad un “cambiamento radicale: la deistituzionalizzazione dei servizi psichiatrici e l’istituzione dei centri medici di base nel territorio e negli ospedali generali, secondo la necessità dei pazienti e delle loro famiglie, che possono agevolare l’inclusione sociale”. Questi processi potranno dare stimolo alle azioni dei governi nazionali e trasformare sostanzialmente, in tutta l’Europa, le politiche per la salute mentale.
Il convegno si propone di mettere a confronto competenze e saperi diversi: quelli politico-amministrativi in materia di sanità e salute mentale, quelli tecnico-scientifici degli operatori psichiatrici e socio sanitari, quelli storico-sociologici degli analisti e dei ricercatori, e infine quelli di chi fa esperienza diretta nelle associazioni e nei movimenti di tutela della salute mentale e dei diritti di cittadinanza, da chiunque incarnati”.

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